If Taylor Lautner falls in love with a stranger, OS, pubblico adulto

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view post Posted on 21/3/2011, 15:31     +1   -1
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CODICE
Genere: Real person ff, one shot di genere erotico-rosa
Rating: rosso
Personaggi: Taylor Lautner, Kayra Davis.
Annotazioni dell'autore scene di sesso un pò forti; Il Pov è sia di Taylor ke della coprotagonista,Kayra ---> anke se il suo è in terza persona^^


-No, no, e no! Non ci posso credere, accidenti!- urlai sbattendo il pugno sul tavolo.
-Rilassati, Taylor… non è ancora detto…- tentò di blandirmi Thomas, il mio agente.
-Ma non è ancora detto cosa?! Smettila di raccontarmi cazzate! Vogliono licenziarmi, vogliono farmi fuori, ecco cosa vogliono fare! Ci vuole tanto a dirlo, eh?!-
-Ma non è una cosa certa ancora…-
-Guardalo! Guardalo bene! -presi una foto di Copon e la sventolai davanti al naso di Thomas- Cos’ha lui che io non ho?! I muscoli?! –mi sfilai stizzito la t-shirt a V che indossavo quella mattina- Ce li ho anch’io i muscoli, eccoli qui! –mi resi conto che stavo urlando come un esaltato ma me ne strafregai- Anch’io ho i muscoli! Sono il diciassettenne più muscoloso di tutta…!-
-Ehm… scusate…-
Sentii una voce e mi fermai di scatto: le braccia in aria, sventolavo ancora la magliettina e dovevo avere un’espressione da folle. Thomas fece altrettanto. Smise di inseguirmi e si voltò verso la porta. L’imitai.
Una ragazza minuta e scura apparve sulla soglia. Aveva un’aria timida ed insicura, e si guardava intorno spaurita.
Era evidente che si trovava in difficoltà.
-Ciao! –la salutai con disinvoltura, rivestendomi in un lampo, lei arrossì e distolse lo sguardo, non senza avermi prima rivolto un lieve accenno di saluto- Ti serve qualcosa?-
-Ehm… -si schiarì la voce- sono qui per fare un provino…-
-Per quale parte?- m’informai, incuriosito.
La sconosciuta non era niente male.
-Ehm… bè… non saprei… -tossicchiò imbarazzata- quello che capita… una comparsata, credo…-
La guardai bene, meglio.
Anzi, sarebbe stato più corretto dire che la squadrai: era un vero schianto, accidenti!
Lunghi riccioli color ebano le incorniciavano il viso ovale e pallido. Aveva grandi occhi neri, espressivi e profondi, il nasino piccolo e all’insù e… bè… poi c’erano le labbra…
Rosse, carnose, piene… e sembravano anche così morbide… e invitanti…
-Allora… -esordì schiarendosi la voce e strappandomi da quel vortice di pensieri che iniziavano a diventare sempre più pericolosi… e più vividi…- mi sapresti indicare la strada?-
-Eh?! Ah, sì. Sì, certo… vieni, guarda…-
La precedetti fino alla porta e le indicai la strada per arrivare alla roulotte dove facevano i provini.
Non appena vide la lunga fila che l’aspettava impallidì.
-Dai… tre-quattro ore al massimo…- commentai sarcastico.
La sconosciuta sbuffò.
Già, non ci eravamo nemmeno presentati: -Comunque io sono…-
-Taylor Lautner… ovvero Jacob Black! –esclamò con un sorriso, mentre le guance le s’imporporavano appena- So tutto di te!-
Sorrisi malizioso: -Tutto tutto? Sei sicura?-
-Bè… ehm… ecco…-
-Kayra Davis!- esclamò qualcuno.
Lei sorrise, si morse il labbro inferiore: -Tocca a me! Ma come…?- era stupita.
-Non te l’avevo detto? –sfoggiai un’arietta da angioletto innocente- Fanno in ordine alfabetico!- mi decisi ad ammettere.
-Tu… tu… tu…-
-Occupato, tesoro. Riprova!- rasentavo la sfacciataggine.
Lei mi piaceva. Mi gasava. Un sacco.
La volevo. Sì, la volevo. Subito.
Perché avrei dovuto negarlo?
-Ma lo sai che sei impossibile?- sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-E tu lo sai che hai un provino da fare?- la rimbeccai.
Mi fece la linguaccia ed io, preso da non so quale impulso di immaturità, ricambiai.
Anche se avrei preferito fare ben altro…
-Su vai, ti chiamano!- l’incitai.
-Ciao, Taylor!- mi salutò, ritornando improvvisamente timida.
Si voltò ed io ne approfittai per darle una pacca sul sedere. Poi corsi via ridendo come un bambino di cinque anni.
-Idiota!- mi gridò dietro lei, ma non la sentivo più.
No.
Vedevo solo me e lei.
Quella sera.
Quella notte.
La nostra.
Sì, io volevo Kayra Davis.
E l’avrei avuta.
Lo giurai a me stesso, mentre ritornavo da Thomas fischiettando.
***
“Dunque… bè… non è andata poi tanto male… forse qualche speranza c’è…” rifletteva Kayra tra sé.
Poi, in un istante, i suoi pensieri si spostarono su Taylor.
Accidenti a lui, quant’era bello! E sexy... e…
E a giudicare da come l’aveva guardata… bè, sì, forse qualche speranza c’era…
Si tastò la tasca posteriore dei pantaloni in cerca dell’accendino e subito qualcosa colpì la sua attenzione.
Un fogliettino di carta.
“Ecco perché… quel ragazzo ne sa una più del diavolo, accidentaccio a lui…”
Aprì il fogliettino ed iniziò a leggere, curiosa.

“Dove ci siamo visti prima.
A qualsiasi ora.
Io sono lì.
Tay”

Salivazione azzerata.
Pugno allo stomaco, di quelli piacevoli però.
Gambe molli, di gelatina.
Mani congelate.
Cuore a mille.

E poi, un dubbio: “Ma se ci vado… poi… bè, sì, insomma… poi cosà penserà dopo? Che sono facile?!”
Il minuto più lungo della sua vita.
Poi un sorriso, uno sfavillio dei suoi piccoli denti bianchi come perle e una luce nuova negli occhi d’ossidiana.
La decisione era stata presa, a prescindere da tutto.
***
-Hey, ciao. Non ti aspettavo più!- esclamai andandole incontro.
Era vero, ci avevo perso ogni speranza.
-Sorpresa…- abbozzò, tentando un sorriso.
Ma era troppo agitata.
Bè, perché, io?!
Erano mesi che non mi sentivo così, cazzo!
Ero carico, a mille, e lei era così maledettamente…
-Dove andiamo?- mi chiese con la sua voce dolce e sottile.
-Sorpresa.- la citai beffardo, tirando fuori un drappo rosso con cui la bendai.
Rabbrividì.
-Tranquilla. E’ solo per non farti vedere dove andiamo, tutto qui.-
L’aiutai ad arrivare alla mia auto, una Chrysler Captiva blu metalizzata, e a salire. Poi feci il giro e salii a mia volta. Misi in moto e accesi lo stereo. Un po’ di musica era esattamente quello che ci voleva, per fare un po’ di atmosfera.
Atmosfera?!
No, non ne avevamo bisogno né io, né lei.
C’era solo una cosa di cui ero certo, lo ero stato da subito.
Io e lei eravamo fatti per averci.
Non c’erano altre verità possibili.
Non mi fermai a chiedermi quello che forse un po’ tutti si sarebbero chiesti al mio posto: perché adesso, perché qui, perché lei…
No.
Non ne avevo bisogno.
Non m’interessava.
Poco dopo mi fermai e parcheggiai. Scesi, feci il giro e le aprii la portiera, stando bene attento a non farla cadere.
-Ma dove siamo?-
-Ho dimenticato di bendarti anche le labbra, sarebbe stato opportuno farlo, comunque!- la stuzzicai.
-Taylor Lautner, tu sei in assoluto l’essere più odios…-
Non le feci terminare la frase, non gliene diedi il tempo.
La trassi a me e la baciai con passione e dolcezza insieme.
Basta.
Non potevo più aspettare.
Le sciolsi la benda e la lasciai cadere a terra, senza smettere di baciarla.
-Taylor…- sussurrò sulle mie labbra con voce roca.
Eccitata, vogliosa.
Come me.
La sollevai di peso e feci alcuni passi verso un piccolo casolare poco oltre il limitare del bosco.
Aprii la porta con una spallata ben assestata senza mai staccare le labbra dalle sue e la richiusi poi con un calcio.
La deposi sul divanetto di pelle davanti al camino.
C’era una tavola apparecchiata per due, ma entrambi l’ignorammo.
Avevamo fame di qualcos’altro.
Mi sollevai e iniziai a spogliarmi.
-Taylor…- mugugnò, più roca di prima.
-Sono qui…- replicai, gettando i miei vestiti alla rinfusa sul pavimento.
Poco dopo, ci finirono anche i suoi.
La bacia ancora e ancora, sulle labbra, sulla gola, sui capelli, sulle spalle, sui seni.
Giocherellai con i suoi rosei capezzoli, mordicchiandoli e titillandoli fino a strapparle lievi singulti di piacere.
Poi le tolsi l’ultima cosa che le era rimasta: gli slip.
Lei inarcò la schiena, pronta.
Mia.
Quasi.
Scivolai in lei, delicato e veemente insieme, strappandole un lieve gemito di dolore.
E capii.
Ora era mia.
Ed era donna.
La mia donna.
Questo ci avrebbe legati per sempre, in un modo o nell’altro.
Cominciai a muovermi in lei, dapprima lento, poi sempre più veloce.
Gemetti.
Ansimò.
La baciai.
Mi morse le labbra.
Mi spinsi ancora in lei.
Mi si aggrappò alle spalle.
-Taylor…-
-Tay…- la corressi.
Poi, non riuscii più a dire una sola parola.
L’apice ci travolse insieme, violento, bruciante, totalizzante.
I miei movimenti si fecero più spasmodici, i suoi più convulsi.
Le crollai sopra, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte madida di sudore.
-Ti amo, Kayra…- sussurrai.
Lei si accucciò sul mio petto: -Anch’io, Tay…-
 
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